La discriminazione lavorativa delle donne durante il fascismo

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La pandemia e le conseguenze ad essa correlate hanno posto e stanno ponendo a dura prova intere comunità a livello globale.
In questo contesto di sofferenza, le donne hanno pagato e stanno pagando un prezzo molto alto.
Al fine di comprendere meglio la complessità che stiamo attraversando, abbiamo scelto di raccogliere dati ma di farlo mediante lo sguardo delle donne abruzzesi e molisane alle quali è indirizzato un questionario – realizzato da Coordinamento Donne Spi Cgil Regionale, Auser Abruzzo e Segreteria Cgil Regionale Abruzzo Molise – di facile compilazione, anche on line, e che garantisce il totale anonimato alle partecipanti.
Per questo chiediamo a tutte le donne di dedicarci pochi minuti e compilare il questionario allegato: cogliere il punto di vista delle donne riteniamo sia un passaggio utile per attuare una nuova stagione dell’agire sindacale, istituzionale, sociale, economico.
Compila il questionario online
Fonte: SPI CGIL Abruzzo Molise
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SIGLATO ACCORDO DI INTEGRAZIONE DELLE MISURE PER IL CONTENIMENTO ED IL CONTRASTO AL VIRUS COVID-19 RIGUARDANTI IL PERSONALE ADDETTO ALLE ATTIVITA’ ESTERNE
Oggi si è svolto in videoconferenza l’incontro sul tema della ripresa delle attività dell’Agenzia delle entrate – Riscossione, sospese fino al 31 dicembre u.s. in virtù dei provvedimenti emanati dal Governo nel corso del 2020, per far fronte alle difficoltà economiche che hanno colpito imprese, lavoratori e famiglie in seguito alla crisi pandemica da COVID-19.
Il Rappresentante dell’Ente ci ha comunicato che l’attività di notifica delle cartelle e degli atti ripartirà dal 18 gennaio e che conseguentemente è necessario organizzarsi per rispondere alla domanda di servizi che aumenterà progressivamente. Saranno incrementate le presenze giornaliere agli sportelli e nel limite del 50%, negli uffici interni. A tal riguardo abbiamo fortemente richiesto che tutte le attività che lo consentano siano comunque svolte in remoto.
L’attività degli sportelli continuerà per il momento a essere svolta con l’orario 8,15 – 13,15 e solo su prenotazione. Sarà progressivamente aumentato, se necessario, il numero degli slot prenotabili in relazione alle richieste fino a raggiungere, all’inizio di febbraio, l’utilizzo massimo di tutte le postazioni attivabili sulla base delle planimetrie atte ad assicurare il corretto distanziamento.
Al fine di limitare l’afflusso dei contribuenti in questa fase di emergenza sanitaria è prevista, e sarà adeguatamente pubblicizzata, l’erogazione esclusivamente di alcuni servizi: pagamenti, rateazioni e sospensioni. Gli altri servizi verranno erogati attraverso canali telematici alternativi.
A febbraio saranno aperti, in aggiunta a quelli attuali, altri quattro sportelli: Carbonia, Macomer, Orvieto e Trani.
Al fine di garantire le migliori condizioni di sicurezza alle lavoratrici ed ai lavoratori degli sportelli, in questa delicata fase di ripartenza, abbiamo ottenuto dalla delegazione aziendale la disponibilità all’installazione di apriporta o citofoni su richiesta specifica dei preposti e sollecitato a rafforzare la vigilanza, nonché ad allertare le Forze dell’Ordine per un costante presidio delle Sedi aziendali.
Abbiamo richiesto all’Ente l’implementazione del “Protocollo condiviso sulla regolamentazione delle misure per il contenimento ed il contrasto al virus Covid-19 nell’ambiente di lavoro” del 13 maggio 2020, con particolare riferimento alle misure di sicurezza per i colleghi addetti all’attività esterna. Alla fine di una lunga giornata di confronto, è stato sottoscritto, nella serata, un verbale di accordo che vi alleghiamo. Il verbale prevede che al personale adibito ad attività esterna vengano forniti dispositivi di protezione individuale quali visiera protettiva, mascherina filtrante del tipo FFP2, guanti monouso, flacone con gel disinfettante; è altresì raccomandato l’utilizzo dell’automezzo personale. Inoltre agli ufficiali di riscossione ed ai messi notificatori saranno fornite le istruzioni tecnico operative necessarie nell’attuale contesto e sarà cura del responsabile limitarne la presenza negli uffici, anche organizzando rientri in rotazione. Abbiamo infine richiesto che gli stessi possano svolgere in modalità agile tutti gli adempimenti possibili.
E’ stato concordato un incontro di verifica che si svolgerà il prossimo 2 febbraio.
Al termine della riunione è stato calendarizzato per il 10 febbraio l’avvio della trattativa di rinnovo dell’accordo sperimentale sullo Smart working siglato il 15 maggio 2019.
Roma, 12 gennaio 2021
Le Segreterie Nazionali
leggi/scarica Verbale di Accordo
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PENSI di aver contratto una |
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SAI COSA fare?
GUIDA PER I LAVORATORI |
PRESENTAZIONE
Esistono sempre difficoltà operative che mettono in estrema difficoltà i lavoratori che subiscono un evento infortunistico e/o contraggono una malattia professionale.
Il Patronato INCA e l’AREA DIRITTI della CGIL, così come la FISAC, da sempre tutelano in caso di infortunio/malattia professionale i lavoratori che sovente devono essere assistiti in sede amministrativa e se necessario in sede giudiziaria.
Per fare ciò, occorre che i lavoratori
sappiano come comportarsi in questi casi,
che a volte assumono risvolti drammatici e
con conseguenze che permangono nel tempo.
Questa piccola guida vuole essere un semplice strumento di informazione e di indicazione per i lavoratori che subiscono un evento infortunistico o che ritengano di aver contratto una probabile malattia professionale e non sanno come comportarsi.
Il nostro augurio è che possa esservi utile e che serva anche a far conoscere , tra i lavoratori, un servizio come quello del Patronato INCA e dell’AREA DIRITTI della CGIL che, oltre ad occuparsi di tutela infortunistica, segue con impegno e competenza anche problemi di carattere previdenziale e assistenziale.
PASSA SUBITO AL PATRONATO INCA CGIL per tutte le altre informazioni necessarie alla tutela |
COSA FARE SE L’INAIL NON RICONOSCE L’INFORTUNIO O I POSTUMI |
Può capitare che l’INAIL, con comunicazione inviata al domicilio dell’infortunato, respinga il riconoscimento dell’infortunio |
►► per mancanza di causa violenta | |
►► per rischio generico | |
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►► senza postumi |
►► con postumi non ritenuti adeguati | |
è possibile presentare ricorso a tale decisione dell’INAIL |
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COSA FARE IN CASO DI AGGRAVAMENTO DELL’INFORTUNIO |
… e se nel tempo i danni causati dall’infortunio o dalla malattia professionale dovessero aggravarsi? |
è possibile presentare all’INAIL domanda di aggravamento |
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Per avere la tutela GRATUITA in tutte le fasi dell’infortunio…
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PERCHE’ E’ IMPORTANTE DENUNCIARE l’INFORTUNIO |
►► Perché un evento di lieve entità può rivelarsi poi di conseguenze più gravi.
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►► Perché infortuni trattati come malattia comune possono anche mettere il forse il rapporto di lavoro a causa del superamento del periodo massimo di malattia contrattuale. | |
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►► Perché in caso di peggioramento delle condizioni fisiche a causa dell’ “infortunio” è possibile avanzare all’INAIL domanda di aggravamento per i postumi invalidanti. |
►► Perché il riconoscimento dell’infortunio può dar diritto all’esenzione del ticket per visite ed esami specialistici per le patologie riconducibili all’evento. | |
►► Perché gli infortuni riconosciuti all’INAIL possono dare diritto ad un riconoscimento di invalidità permanente con una erogazione economica: |
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per danno biologico | ![]() ![]() |
dal 6 al 15% in capitale | |||
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per rendita mensile | ||
dal 16% al 100% |
NOI TI TUTELIAMO!
ESEMPI DI INDENNIZZO CON CAPITALE IN CASO DI INFORTUNIO | ||
con postumi riconosciuti del 6% | ||
Lavoratore maschio anni 21/25 | Euro 5.475,47 | |
Lavoratore maschio anni 36/40 | Euro 4.610,92 | |
Lavoratore maschio anni 46/50 | Euro 4.034,56 | |
Lavoratrice femmina anni 21/25 | Euro 5.988,80 | |
Lavoratrice femmina anni 36/40 | Euro 5.043,20 | |
Lavoratrice femmina anni 46/50 | Euro 4.412,80 |
N.B. Chi ha avuto un danno da INFORTUNIO La FISAC CGIL ed il PATRONATO INCA sono a tua disposizione Contatta il tuo referente sindacale sul territorio
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Finalmente sono arrivati i vaccini e con loro la speranza di recuperare una parvenza di normalità nella nostra vita di tutti i giorni.
Come noto non sarà previsto alcun obbligo di vaccinarsi. Ma chi scegliesse di non sottoporsi alla vaccinazione potrebbe andare incontro a problemi sul posto di lavoro?
Il tema viene affrontato su “Il Fatto Quotidiano” con un’intervista al magistrato Raffaele Guariniello, pubblicata lo scorso 24 dicembre.
“Tutelare la salute significa vaccinare il maggior numero possibile di persone”:
Guariniello, che alla tutela della salute ha dedicato la sua carriera in magistratura, lo dice senza mezzi termini:
“Ma attenzione – precisa – non è un’indicazione ‘morale’, è ciò che prevede la legge”.
La premessa su cui si basa il ragionamento del magistrato è l’Art. 32 della Costituzione, che nella seconda parte recita:
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge .
In effetti, secondo Guariniello, la disposizione di legge ci sarebbe già, e deriverebbe dal Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro.
L’art. 279 impone al datore di lavoro di mettere a disposizione “vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico competente”.
Il Covid-19 rientra tra gli agenti biologici, peraltro tra i più insidiosi come stabilito da due decreti legge che hanno recepito una direttiva europea. Quindi, a norma di legge, essendo ora disponibile un vaccino per il Covid (l’agente biologico), il datore di lavoro è tenuto a mettere “a disposizione” vaccini efficaci.
In effetti la norma parla di mettere a disposizione, ma non di obbligo per il lavoratore. Ma lo stesso Art. 279 impone al datore di lavoro “l’allontanamento temporaneo del lavoratore” in caso di inidoneità alla mansione “su indicazione del medico competente”. Secondo Guariniello, il medico non potrà fare a meno di esprimere un giudizio di inidoneità se il lavoratore ha rifiutato il vaccino messogli a disposizione dal datore di lavoro, proprio su parere del medico competente.
Guariniello ritiene che una simile interpretazione della norma non vada a danneggiare i Lavoratori. Al contrario: la sorveglianza sanitaria non serve solo a tutelare il singolo lavoratore, ma anche tutti gli altri. La Corte Costituzionale lo ha ribadito più volte: la tutela della salute è un diritto dell’individuo e un interesse della collettività.
In caso di inidoneità la legge prevede l’obbligo di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ma solo “ove possibile”.
La Cassazione ritiene che tale obbligo di ripescaggio non possa ritenersi violato quando la ricollocazione del lavoratore in azienda non sia compatibile con l’assetto organizzativo stabilito dall’azienda stessa. Insomma, il datore di lavoro è obbligato a predisporre misure organizzative per consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro, ma se questo non è possibile si rischia la rescissione. Un rischio non presente fintanto che perdurerà lo stato di emergenza con conseguente divieto di licenziamento, ma il problema potrebbe presentarsi in futuro.
L’ultima domanda posta al Magistrato: in tal modo non si potrebbe paventare la violazione della libertà personale? Su questo Guariniello ritiene che la normativa sia molto chiara nel prevedere la messa a disposizione del vaccino, l’allontanamento e la destinazione ad altra mansione “ove possibile” del lavoratore che si riveli inidoneo. L’unico modo per opporsi sarebbe cambiare la norma.
Fin qui il parere di Raffaele Guariniello. Si tratta di un argomento che inevitabilmente sarà oggetto di discussione nei prossimi mesi.
Ci è sembrato giusto riportare il contenuto dell’intervista come spunto di riflessione, tenuto conto anche dell’autorevolezza della fonte.
In questi ultimi giorni dell’anno trionferà una forma scontata di retorica speculare. Quella del 2020 come il peggiore della storia recente, da lasciarsi alle spalle con tutto il suo carico di disgrazie e restrizioni provocato dall’emergenza seguita al Covid-19, a cui si affiancherà quella di un 2021 destinato a segnare la rinascita generale grazie al vaccino e a un’economia che potrà ripartire col vento in poppa.
Come in tutte le forme di retorica, c’è ovviamente una parte di verità, ma proprio la retorica serve invece a nascondere alcuni dati essenziali grazie a cui scoprire che il 2020 non è stato per nulla un incidente di percorso, una disgrazia piovuta su un mondo felice, e soprattutto il 2021 non si presenta affatto come l’anno della rinascita. Anzi. Certo, il vaccino. Certo, la fine di un incubo per milioni di persone in tutto il mondo. E certo, la possibilità di sconfiggere il terribile virus e poter tornare a una vita “normale”.
Ma proprio su questo “normale” bisognerebbe concentrare la nostra attenzione, per accorgerci di un “regalino” di fine anno che dà la misura chiara e netta di quanto la retorica di cui sopra finisce col nascondere il dato essenziale. Quello per cui il vero virus dell’Occidente è un altro ed è questo a costruire un ambiente fervido per la comparsa di tanti altri virus devastanti, di cui il Covid-19 rappresenta il caso più impressionante ma non certo quello più grave.
Ciò varrà per le imprese come anche per qualunque cittadino privato: se in tre mesi non si riuscirà a coprire quei cento euro di rosso, la banca segnalerà il cliente alla centrale rischi classificando la sua “enorme” esposizione come “credito malato”.
Qui torniamo alla retorica di cui parlavamo all’inizio, quella che vorrebbe convincerci del 2020 come annus horribilis, nel momento stesso in cui ci promette un 2021 di salvezza grazie al vaccino e al superamento della pandemia.
Ragioniamoci un attimo: il 2020 anno orribile per chi, se i dati economici ci dicono che le classi economicamente più ricche hanno visto aumentare a dismisura i loro profitti proprio nel periodo dei vari lockdown e della crisi che ha gettato nel disagio e nella miseria milioni di famiglie?! E ciò, in larga parte, proprio grazie alle speculazioni finanziarie sulla pelle di artigiani e piccole imprese costrette al fallimento?!
E ancora, ma dove sono, di grazia, le varie Sardine, i girotondi, la Sinistra, sempre pronti a mobilitarsi legittimamente quando al governo c’è Matteo Salvini e si tratta di difendere la vita e la dignità degli immigrati o in genere degli emarginati?! Sono forse questi dei giorni di vacanze sacre e inviolabili, per cui è lecito aspettarsi qualche iniziativa dopo che anche la Befana avrà svolto il suo compito?! Torneranno a ricordarsi della Costituzione dopo il 7 gennaio?
Voglio sperare che tutti i governi politici d’Europa, a cominciare da quello italiano, si stiano dando seriamente da fare per impedire questo ulteriore scempio sociale, recuperando dignità e capacità di azione rispetto al potere finanziario cui risultano tristemente genuflessi da troppo tempo. Ne va della pace e della stabilità sociale, perché la corda della sopportazione popolare rischia di spezzarsi da un momento all’altro.
In caso contrario, altro che 2020 anno orribile da lasciarsi alle spalle e 2021 anno della rinascita. Se non ci diamo da fare, qui e ora, per sconfiggere il virus finanziario dell’Occidente, il 31 brinderemo tristemente soltanto all’essere sopravvissuti. Fino a qui.
Articolo di Paolo Ercolani dal blog de “Il Fatto Quotidiano”
Venditore:
Almanacchi, almanacchi nuovi! Lunari nuovi!
Ha bisogno di un almanacco, signore?
Passeggero:
Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore:
Sì signore.
Passeggero:
Crede che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore:
Certo signore.
Passeggero:
Come questo appena passato?
Venditore:
Questo è stato un anno orribile! Sarà molto più felice.
Passeggero:
Come quello precedente?
Venditore:
Di più, caro signore.
Passeggero:
E allora, come quale altro? Non le piacerebbe che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore:
No signore, non mi piacerebbe.
Passeggero:
Quanti anni nuovi sono passati da quando vende almanacchi?
Venditore:
Saranno vent’anni.
Passeggero:
A quale di questi vent’anni vorrebbe che somigliasse l’anno venturo?
Venditore:
Non saprei.
Passeggero:
Non si ricorda di nessun anno in particolare che definirebbe felice?
Venditore:
Veramente no
Passeggero:
Eppure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore:
Questo si sa.
Passeggero:
Vorrebbe tornare a rivivere questi vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da quando è nato?
Venditore:
Caro signore, volesse Dio che fosse possibile.
Passeggero:
Ma se avesse la possibilità, vorrebbe rifare né più né meno la vita che ha fatto, con tutti i piaceri e i dispiaceri che ha passato?
Venditore:
Questo non lo vorrei.
Passeggero:
Che altra vita vorrebbe rifare? La vita che ho fatto io, o quella di un principe, o di chi altro? O non crede che io, e il principe, e chiunque altro, risponderemmo esattamente come lei, e che potendo rifare la stessa vita nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore:
Credo di sì
Passeggero:
Neanche lei tornerebbe indietro a queste condizioni, non potendo farlo in altro modo?
Venditore:
No davvero, non tornerei.
Passeggero:
E quindi che vita vorrebbe?
Venditore:
Vorrei una vita così, come Dio me la manda. Nient’altro.
Passeggero:
Una vita a caso, senza sapere niente del futuro, come non si sa niente dell’anno nuovo?
Venditore:
Appunto.
Passeggero:
Così vorrei anch’io se potessi rivivere il passato, e così vorrebbero tutti. Ma questo dimostra che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. Ed è chiaro che ciascuno è convinto che abbia avuto più peso il male che gli è toccato, rispetto al bene; nessuno vorrebbe rinascere se la condizione fosse rivivere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male.
Quella vita che è una cosa bella non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Con l’anno nuovo, il caso incomincerà a trattare bene lei, me e tutti gli altri, e comincerà la vita felice. Non è vero?
Venditore:
Speriamo.
Passeggero:
Dunque mi mostri l’almanacco più bello che ha.
Venditore:
Ecco, a lei, signore. Costa trenta soldi.
Passeggero:
Ecco trenta soldi.
Venditore:
Grazie, signore. Arrivederci.
Almanacchi, almanacchi nuovi! Lunari nuovi!
Adattamento da “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”.
Giacomo Leopardi – Operette morali (1827)
La Grande Guerra, o Prima Guerra Mondiale, in Italia viene spesso ricordata come la “Guerra 15-18”. In realtà il conflitto ebbe origine nel 1914; sul fronte occidentale gli scontri tra Tedeschi da una parte e Anglo-Francesi dall’altro avevano avuto inizio già dall’estate 1914, toccando da subito vette di brutalità e violenza che mai l’umanità aveva conosciuto fino ad allora.
Eppure, nel dicembre 1914 avvenne qualcosa che in molti definirono un miracolo, di cui si fa fatica a trovare traccia nei libri di storia.
Il conflitto, che si era immaginato come una guerra di rapido movimento grazie ai progressi della tecnologia, ben presto divenne qualcosa di estremamente diverso. Proprio a causa della potenza di fuoco delle nuove armi, gli eserciti cominciarono a scavare trincee per ripararsi. Quella che la propaganda dell’epoca aveva prospettato come una cavalcata esaltante si rivelò un incubo spaventoso trascorso a nascondersi sotto terra tra fango, freddo, fame, topi, pidocchi, malattie. Una condizione che accomunava entrambi gli eserciti, che spesso si fronteggiavano a distanza di pochi metri, pronti a sparare per uccidere chiunque osasse sporgersi.
Non ci fu un segnale convenuto. In più punti, lungo il fronte, il 24 dicembre cominciarono a verificarsi episodi del tutto inattesi: i soldati smisero di sparare e cominciarono a scambiarsi gli auguri, dapprima timidamente poi in modo sempre più convinto, cantando insieme inni natalizi, incontrandosi nella terra di nessuno per stringersi la mano, scambiarsi doni, addobbare alberi di natale improvvisati, fotografarsi insieme. Il 25 dicembre 1914 si svolse addirittura una partita di calcio tra Inglesi e Tedeschi ad Ypres, in Belgio. La stessa località nella quale si erano già svolti scontri sanguinari e che, di lì a pochi mesi, passerà alla storia come la prima nella quale sarebbe stato utilizzato il terribile gas di cloro, non a caso passato alla storia col nome di Yprite.
La tregua finì così com’era cominciata e già il giorno 26 su quasi tutto il fronte si ricominciò a sparare e morire. I comandi degli eserciti coinvolti, saputo dell’accaduto, ordinarono che nulla trapelasse all’esterno. In effetti i giornali dell’epoca parlarono pochissimo delle “tregue di Natale”, che raramente trovano posto nei libri di storia.
Successivamente furono severamente vietate tutte le forme di fraternizzazione con il nemico, minacciando la fucilazione per i “traditori”. In effetti, a parte sporadiche eccezioni, durante il prosieguo della guerra non si verificarono più episodi analoghi.
Restano le testimonianze di chi visse quel piccolo miracolo, attraverso le lettere spedite a casa dai soldati e sfuggite alla censura. Questo è un esempio, tratto dal sito Lagrandeguerra.net.
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Volendo approfondire, esistono libri che raccolgono le lettere dei soldati che vissero quell’esperienza straordinaria. Un esempio è:
La Tregua di Natale – Lettere dal Fronte AA.VV. – Ed. Lindau
Cosa c’insegna questo episodio?
Prima di tutto un fatto oggettivo: la guerra non è un desiderio degli uomini, che spesso la subiscono senza neanche capirne le ragioni, fomentati dalla propaganda che porta a vedere i nemici come dei mostri assetati di sangue. Ma se si trova il coraggio di attraversare la terra di nessuno e guardarsi negli occhi si scoprono gli stessi sguardi, le stesse paure, la stessa voglia di tornare dalla propria famiglia. E questo è intollerabile per chi vuole che le guerre continuino.
Negli ultimi mesi abbiamo sentito spesso paragonare la situazione di difficoltà dovuta alla pandemia ad una guerra. Paragone del tutto illogico, che dimostra come in molti non abbiano la più pallida idea di cosa sia una guerra. Ma un elemento in comune c’è.
In momenti di crisi risaltano sicuramente i peggiori istinti delle persone, ma sono anche le occasioni in cui il senso di umanità più profondo emerge con prepotenza. Quanto ci manca la possibilità di incontrarci, di abbracciarci di baciarci? Il desiderio di contatto è talmente forte da spingere, durante la Grande Guerra, degli esseri che facevano sempre più fatica a sentirsi umani a sfidare le pallottole pur di recuperare un minimo di calore. E oggi lo stesso bisogno di contatto ci fa desiderare di agire in modo sconsiderato, rischiando di esporre al contagio noi e le persone a cui teniamo. Con una differenza: il virus non conosce tregue, anzi sfrutta i nostri momenti di debolezza per colpirci.
Non avremmo immaginato un Natale come questo del 2020, però dobbiamo sforzarci di ragionare, e capire che la tutela delle persone a cui teniamo è più importante rispetto ad una tombolata o un cenone.
Sicuramente sarà un sacrificio, ma dobbiamo ricordarci che alle precedenti generazioni sono stati richiesti sacrifici ben più pesanti, e loro non hanno potuto sottrarsi.
Auguri a tutti voi ed alle vostre famiglie, con la speranza di tornare presto ad incontrarci di persona e guardarci negli occhi.
Siamo in grado di tirare le somme in merito all’iniziativa che ha visto la CGIL impegnata assieme a Unions, Progetto Viva e Coop Centro Italia, che avevamo pubblicizzato sulle pagine.
E’ stata l’occasione per toccare con mano gravi situazioni di povertà emergente con la quale forse non ci saremmo confrontati in modo così forte, e che sarà sicuramente oggetto di future iniziative.
I NUMERI DELLA CAMPAGNA
Grazie all’impegno di un gruppo di giovani che si sono messi a disposizione in modo del tutto gratuito, è stato possibile acquistare e consegnare buoni spesa dell’importo di € 40 l’uno a 160 persone, per una raccolta superiore ad € 6.000.
Sono state raggiunte famiglie in 8 diversi Comuni. Per 55 bambini, conviventi con le famiglie dei beneficiari dei buoni, sono stati acquistati o donati dei regali di Natale.
Ringraziamo tutti coloro che, attraverso una donazione o impegnandosi in prima persona, hanno dato il loro contributo per l’ottenimento di questo risultato che ci ha dato la possibilità di dare al Natale un valore più profondo e sganciato dal consumismo che lo caratterizza.
Questo l’appello che avevamo lanciato